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Giancarlo Ciccozzi

Giancarlo Ciccozzi

Giancarlo Ciccozzi

Novembre 16, 2019 Scritto da Associazione Culturale ArtetrA

Giancarlo Ciccozzi, nasce all’Aquila nel 1973

Sin dagli inizi del suo percorso artistico, si evince la sua predilezione per l’arte informale. Dagli anni ‘90 iniziano gli studi sui grandi maestri come Burri e de Kooning, Rotcho e Mariani, frequentando anche il laboratorio di quest’ultimo.

La sua arte è “puro caos controllato” della materia e delle forme, come risultato di gesti manuali impressi sulla tela e sui supporti con una tecnica unica assai raffinata. Utilizza materiali come pietrame,gessi,collantispecialiecolladiconiglio,pigmentiditerrelontane,juta,linoecartaantica, visibili nelle serie “Trasposizioni”, nei “Cementi” o nei“Catrami”.

E’ chiaro che la prospettiva del domani è nell’attualità dell’arte; difatti, procede, in un quotidiano gioco sottile di rimbalzi ad avanzare continuità perlustrative in una continua e viscerale temperie.

Orizzonti, profili, panorami s’interconnettono nell’orientata guida di caratterizzare ancor di più la sua cifra stilistica. Il suo cammino è sempre più accattivante, va verso l’impegno sincero; le sue impostazioni colgono, avvertono e percepiscono scarti finitimi di codici e più consistenti e brillanti scambi di confine. L’artista con la sua pittura riesce a incardinare interessi innovativi, chiari e netti.

Intriganti penetrazioni e incursioni raggiungono lo spazio ed, emotivamente, lo invadono.

Costanti seduzioni viaggiano in dinamiche estreme e codificano redazioni con amalgami, convincentemente, icastici e in misura tattile, quasi di, indispensabile, senso corporeo.

Le scene, nella discrezionalità rigorosa degli impianti astratti, sfuggono alle iconografie e interpretano sentimenti densi di sfida.

Non ricorre a sviluppi multimediali, ma a gettiti emotivi personali e a gesti nuovi, e, nel contempo, cerca di assegnare sostanza agli intervalli riflessivi d’ordine operativo e coglie, nelle sue combinate e interessanti plastico-pitture, certezze acute e una rete di varchi e di aperture.

I suoi intendimenti indugiano sui clamori di piaceri diretti e mantiene un composto contatto con i sentieri del limite e dell’estremo, che non ravvede, però, come preclusivi.

Fortisentimentidiriappropriazioneesteticalospingonoacolmarelatelabiancaeanonvederlapiù liscia, ma sempre più materica, e, allora, legge i sussulti quotidiani, mai sereni, in una controllata, profonda ed estesa presa di coscienza, pienamente corroborata anche dalla disamina di ciò che è stato sedimentato, e che regge, accuratamente, per raggiungere “l’esprit dumonde”.

Il “focus” della sua azione pittorica cala il suo interesse con interpretazioni determinate sulla “comédie humaine”.

Esplicita, estroflette e condensa un particolare codice linguistico di caratura informale e in un intenso carico di immagini, vivaci e vitali, in cui segmenti e cromie potenziano e consolidano visioni e osservazioni rilevanti e costanti, risolve un piano comunicativo con argomentazioni avvedute.

Le sue opere ottengono con l’affondo nella materia conferme di squarci di luci e di verità, spaccati filigranati, riassunti laceranti, increspature guizzanti.

L’artista configura, con sintomatica abilità, spessori sulla tela per nutrire cromatismi decisi, perché palpitino compensi di umori e s’inseguano ambienti recettivi e sfere di sentimenti.

CANDIDATURA ALLA BIENNALE DEL TIRRENO 2020

BIENNALE INTERNAZIONALE DEL TIRRENO 2020

Sono ufficialmente aperte le selezioni per la seconda edizione della Biennale del Tirreno

INVIA LA CANDIDATURA

Giancarlo Ciccozzi

Agosto 14, 2019 Scritto da Associazione Culturale ArtetrA

Giancarlo Ciccozzi, nasce all’Aquila nel 1973
Sin dagli inizi del suo percorso artistico, si evince la sua predilezione per l’arte informale. Dagli anni
‘90 iniziano gli studi sui grandi maestri come Burri e de Kooning, Rotcho e Mariani, frequentando
anche il laboratorio di quest’ultimo.
La sua arte è “puro caos controllato” della materia e delle forme, come risultato di gesti manuali
impressi sulla tela e sui supporti con una tecnica unica assai raffinata. Utilizza materiali come
pietrame, gessi, collanti speciali e colla di coniglio, pigmenti di terre lontane, juta, lino e carta antica,
visibili nelle serie “Trasposizioni”, nei “Cementi” o nei “Catrami”.
E’ chiaro che la prospettiva del domani è nell’attualità dell’arte; difatti, procede, in un quotidiano
gioco sottile di rimbalzi ad avanzare continuità perlustrative in una continua e viscerale temperie.
Orizzonti, profili, panorami s’interconnettono nell’orientata guida di caratterizzare ancor di più la
sua cifra stilistica. Il suo cammino è sempre più accattivante, va verso l’impegno sincero; le sue
impostazioni colgono, avvertono e percepiscono scarti finitimi di codici e più consistenti e brillanti
scambi di confine. L’artista con la sua pittura riesce a incardinare interessi innovativi, chiari e netti.
Intriganti penetrazioni e incursioni raggiungono lo spazio ed, emotivamente, lo invadono.
Costanti seduzioni viaggiano in dinamiche estreme e codificano redazioni con amalgami,
convincentemente, icastici e in misura tattile, quasi di, indispensabile, senso corporeo.
Le scene, nella discrezionalità rigorosa degli impianti astratti, sfuggono alle iconografie e interpretano sentimenti densi di sfida.
Non ricorre a sviluppi multimediali, ma a gettiti emotivi personali e a gesti nuovi, e, nel contempo, cerca di assegnare sostanza agli intervalli riflessivi d’ordine operativo e coglie, nelle sue combinate
e interessanti plastico-pitture, certezze acute e una rete di varchi e di aperture.
I suoi intendimenti indugiano sui clamori di piaceri diretti e mantiene un composto contatto con i sentieri del limite e dell’estremo, che non ravvede, però, come preclusivi.
Forti sentimenti di riappropriazione estetica lo spingono a colmare la tela bianca e a non vederla più liscia, ma sempre più materica, e, allora, legge i sussulti quotidiani, mai sereni, in una controllata, profonda ed estesa presa di coscienza, pienamente corroborata anche dalla disamina di ciò che è stato sedimentato, e che regge, accuratamente, per raggiungere “l’esprit du monde”.
Il “focus” della sua azione pittorica cala il suo interesse con interpretazioni determinate sulla “comédie humaine”.
Esplicita, estroflette e condensa un particolare codice linguistico di caratura informale e in un intenso carico di immagini, vivaci e vitali, in cui segmenti e cromie potenziano e consolidano visioni e osservazioni rilevanti e costanti, risolve un piano comunicativo con argomentazioni avvedute.
Le sue opere ottengono con l’affondo nella materia conferme di squarci di luci e di verità, spaccati filigranati, riassunti laceranti, increspature guizzanti.
L’artista configura, con sintomatica abilità, spessori sulla tela per nutrire cromatismi decisi, perché palpitino compensi di umori e s’inseguano ambienti recettivi e sfere di sentimenti.Insomma, si staccano, da impianti informali, fibrillazioni materiche di processi creativi, che aggettivano trasposizioni che trasmettono la volontà dell’artista di significare con tratti rinforzati ed esperti, agganciati a preposti vettori, determinati da gesti precisi, ulteriori e variegate materie in un calibrato ventaglio di motivi e di strutture visive.
Una scala polarizzata di sequenze di colori, regolata da plurimi reticoli di sezioni, che vibrano tra torsioni, ineluttabilmente, dinamiche, ci riassume l’uomo, che riattraversa i miti per by-passare e superare la storia, ma, in una conclusiva e risolutiva fuga in avanti.
L’iter pittorico, sostanziato da suggestioni, è ritmato da tracciati raccolti e assemblati da esercizi, cadenzati da spessori, da tocchi e da determinazioni strutturali, nonché da modulazioni franche e autentiche.
Redazioni pittoriche, incardinate su tratti spezzati e arate da solchi di un simbolismo astratto,
racchiudono il senso di un equilibrio, che accoglie la parabola informale.
Possiamo segnalare che la produzione artistica dell’artista deriva da rilievi di seduzioni estetiche e
da articolati recuperi; da seduzioni perché ha sempre rincorso e sostanziato cammini della sua
ricerca tentando di indagare su vari, complessi e specificati tagli estetici e da recuperi perché per lui
nessun “materiale di risulta” può considerarsi tale, dato che potrebbe avere ancora in sé un lancio
di sfida all’estetica.
Corrispondenze astratte, in una complessa rete di consonanze, declinano variegate sequenze
immaginative di riscontri intuitivi e ciò rientra nel suo carattere captativo, aperto, determinato,
sagace e capace.
Le tacite frenesie di segmentare e approfondire per rilevare reali posizioni di approfondimento
combinano un “ductus”, in cui vengono disseminati ardenti sommovimenti, utili frazioni di ricerca e
un’indiscutibile vertigine di riferimenti.
Con le ultimissime produzioni tende a viaggiare oltre i limiti e i confini di una percezione comune
dell’arte e, quindi, intercetta sintomi del nuovo, ma segue in una sorta memoriale di rimandi gli
immensi Burri e Fontana, il Capogrossi sintetico della seconda maniera, il Vedova pienamente
gestuale-materico e le soluzioni artistiche informali, sviluppate, soprattutto, sul versante materico,
dei lavori di Renato Barisani, della fine anni ‘50 e inizi ’60 del secolo scorso, in cui frequente era l’uso
di materie naturali legati al territorio, tra cui sabbia, lapilli, conchiglie.
Giancarlo Ciccozzi è allineato a offrire una risemantizzazione telescopica astratto-geometrica e le
sue differenziate esperienze lo portano a sostanziare rapide sintesi e, così, appronta e
contestualizza, con mano veloce e tranquilla, apparati e risultati in soluzioni grafico-materico-
pittoriche, che stringe su dense formulazioni, allertate a cogliere minacciose inquietudini.
Ha sempre navigato, informato e consapevole, per approdare a una “cifra” di lettura, che veda
l’uomo e i suoi aneliti essenziali espressi in ravvicinati accordi per manifestare mille risvolti.
Comunque, nel voler rintracciare un divenire senza tempo determina congrue e aggettivate
elaborazioni di pronuncia astratta in cui stempera singolari associazioni in stesure materico-
informali.Non accetta più la tela liscia e situa scabrosità ricercate, robuste matericità indotte, oltre a dati
aggregati, su bivalenze e su comparazioni, per far muovere
formulazioni pittoriche, tutte tese a sottolineare stime binarie, ricerche del doppio, strategie per
multiversioni.
Tra adeguate riappropriazioni, adatti riutilizzi e nuovi assemblaggi di materiali, anche di risulta,
ricombina ciò che è stato attivo, in azione, con elementi segnico-cromatici di sicura, attraente,
lusinga estetica.
Con profondità acuta fa emergere tangibili “pezzi”, che vengono riproposti con abilità per
ridisegnare possibili rinascite; quindi, riscatta da condizioni obsolete oggetti e altri elementi per farli
passare a condizioni di vitalità visuale.
Una suggerita creatività cosciente si lega a un potere immaginativo, che conduce altre verifiche e
rinfranca altre segnalazioni, sino a riabilitare e a ripristinare il già consumato per estendere una vita
di fluttuanti segni, nonché balzano addizionate campiture per agganciarsi a un “fil rouge” indirizzato
a legarsi alla sottile cognizione dello “stupor mundi”.
Da un “mare magnum” di coniugazioni, che ridefiniscono un “focus” per comprendere lo “status”
dell’arte contemporanea, oggi più che mai “melting pot” culturale, c’è esigenza di sollevarsi
dall’anestesia etica collettiva per significare eminenti intendimenti.
Giancarlo Ciccozzi definisce una declinazione operativa certa e misura il suo tempo con uno
“screening” oculato, attento su tutto ciò che trova e che può riabilitare per riuscire, poi, a dare senno
a equilibri sensibili e a tecniche miste di peso e, icasticamente, indicative.
Si notano che lievitano le dimensioni poetiche dell’artista impegnato a sorvegliare preziosi sogni
fantasmatici, attraverso incredibili reliquati memoriali, e le opere devono essere lette con
attenzione massima, perché crediamo che nelle elaborazioni esposte s’innalzi il cuore dell’arte, che
rivolge a sé la ragione della ricerca.
Segni incisi, dispositivi riabilitati e oggettive incidenze astratte convergono in un sistema coordinato
di tagli e pressioni, dimensioni e apparati.
Nello spazio dei contrappesi visivi, degli accordi cromatici e delle sintesi astratto-informali arriva a
capaci risoluzioni.
Nella sistemazione delle opere dell’artista s’avverte una mappatura metaforica e una geografia di
combinazioni, puro traslato di immaginazioni e, nel contempo, di assensi strutturali reali.
Emerge l’accento sulla predominanza di una voluta disposizione informale di base, combinata ad
accogliere un sostrato di matericità, nell’approccio con la tela e con altri supporti; in fondo,
l’operatività di Giancarlo Ciccozzi privilegia, soprattutto, i propri contenuti sull’evidenza e
consistenza della materia usata.
S’espandono sulle trafficate e incidenti trame e sui dinamici e pulsanti orditi astratto-aniconici,
pregevoli dettati segnici, supportati da tensioni poetiche, che pongono nel gioco compositivo
allusioni di racconti, sottilmente e variegatamente affabulanti, e accenni e pungoli visivi per rendere
sensi luministici.La linea esecutiva spiega tessuti materici e declina estensioni logico-spaziali armonizzate, connesse
con spiriti di corporeità.
Sottolineamo che la linea esperta s’aggancia a infrazioni materiche, a campiture estreme, a
diversificate maglie ben impostate e a singolari estroflessioni ben guidate.
Si percepisce che s’estendono anche flesse e duttili motivazioni di ricerca sul senso della vita e della
stessa pittura.
I suoi lavori sono molto apprezzati dal mondo dei “media” e dai settori della critica e ogni idonea
opportunità espositiva permetterà una migliore acquisizione del suo tracciato segnico-pittorico-
poetico, che legittima un percorso di attenzioni massime al mondo.
L’attuale tracciato dall’artista rimanda e posiziona commenti e aperture
squillanti, attraverso l’uso di acrilici, collages, impasti di polvere di marmo e di carta, di mille colori,
preparati tramite pigmenti francesi e armeni, e non solo.
In sequenze informali ritroviamo, ancora, materiali antichi, juta, pietrame, vetro, lino, carta antica,
legno, metalli, creta e bronzo per le sculture a cera persa, ma anche fuoco e lavorazioni a fiamma
pure sui colori, muffe controllate, utilizzo di collanti antichi (colla di coniglio, lino crudo, bolo, ecc.
Giancarlo Ciccozzi fa palpitare un astrattismo con eleganze modulate, curvilinee e sinuose, fraseggi
pittorici, ribattute articolazioni e consistenze materiche, che, insieme, sottolineano campiture
gravide di umori e di verità.
Anche segni, segnacoli, segnature e segnali intercettano effetti ludici e sorreggono tagli geometrici
e squarci informali.
L’artista sa bene come portare avanti la sua vicenda pittorica con indagini di ampio respiro nelle
pieghe di onde astratto-informali.
Giancarlo Ciccozzi ora ha una sua cifra di riconoscibilità, che regola memoria e maniera, passato e
presente, riclassifica le tonalità cromatiche, rimedia il senso del taglio per agevolare aperture e
uncinare valenze certe, in cui spessori rendono profondità reali e, altre volte, spaziali.
Le prese di coscienza, attivate da un esercizio quotidiano di respiro e di metodo e rese in sviluppi
vitali, non lo stancano e prosegue, senza sosta, nell’elaborare una frontiera di profili estetici,
consistenti e condivisi.
Principali esposizioni e Riconoscimenti
Espone al Palazzo dell’Emiciclo, sede della Presidenza del Consiglio Regionale della Regione Abruzzo
nel 2019.
Espone ad Arte Praga, AR.CO, per Artetra nel Gennaio 2019.
Espone ad Arte Madrid, AR.CO Madrid per Artetra nel Marzo 2019.
Mostra personale al National Museum di Tirana, Albania, 2018 per poi spostarsi presso la National
Art Gallery di Valona.E’ vincitore del Premio della Critica Internazionale ad Arte Salerno International Art Prize, 2018.
Vincitore della Biennale di Pescara nel 2018.
Vincitore della Biennale d’Arte Contemporanea di Pescara, Ottobre 2019.
Esposizione alla Biennale d’Arte Contemporanea della Calabria, Museo di Praia a Mare, Cosenza,
2018
Esposizioni continuative negli anni 2016, 2017 e 2018 per la Perdonanza Celestiniana in L’Aquila.
Espone alla Biennale d’Arte Contemporanea di San Leucio e al Quartiere Borbonico nel 2017.
Espone al Festival Art di Spoleto, Art in the City, Settembre 2017.
Insignito per ben due volte del Premio Internazionale “Beato Angelico” nel 2016 e “I Bronzi di Riace”
nel 2017 al “Premio per i Diritti Umani, dall’Accademia Italia in Arte nel Mondo, Lecce.
Espone a Venezia, Palazzo Albrizi-Capello”, Venezia 2017.
Espone al Premio Sulmona e poi alla Triennale di Verona nel 2016.
Espone nelle sale monumentali del Palazzo della Cancelleria a Roma, “Omaggio a Frida Kahlo”, Roma
2017.
Artista riconosciuto negli USA agli Oscar Project, Los Angeles-NewYork, USA, 2015.
Numerose le pubblicazioni su Cataloghi e Riviste.
Recensioni di Vittorio Sgarbi, Giorgio Di Genova, Maurizio Vitiello, Vincenzo Le Pera, Paolo Levi,
Mara Ferloni, Luca Cantore D’Amore, Rosario Sprovieri, Mauro Fantinato.
Le sue opere sono esposte in Musei, Enti e Fondazioni.

Giancarlo Ciccozzi

Marzo 26, 2019 Scritto da Associazione Culturale ArtetrA

Ciccozzi è considerato uno degli artisti emergenti più quotati nel panorama dell’arte astratta contemporanea. La sua sensibilità artistica è legata agli studi e ai movimenti dei grandi Maestri come Burri, de Kooning, Marotta, Castellani, Mariani, Basaldella, Rothko, e quindi concettualmente e intimamente cresciuto con la poetica dell’espressionismo astratto internazionale. La visione di Ciccozzi è sempre evolutiva  senza pause o cadute in cristallizzazioni stilistiche; si sviluppa in un’inesauribile e naturale slancio innovativo, in modi diversi di straordinaria freschezza e creatività con una eccezionale essenzialità nei modi propositivi. Nelle sue opere si evince da subito che la sua ricerca è in sostanza ancora tesa alla sublimazione poetica della materia, come il legno, la pietra, i metalli o gli oggetti usati e logorati dal tempo e l’utilizzo. Con Ciccozzi i materiali usurati dal tempo, come ad esempio le muffe create tramite le sue manipolazioni e i trattamenti naturali o chimici, diventano arte. Una tecnica originale intrinseca nell’opera di Ciccozzi attraverso la quale egli pone un innovazione sulla tecnica della promozione controllata della proliferazione di muffe su tela, legno e juta, che poi, con interventi pittorici immediatamente successivi, esplicita la sua arte con sentimento e risultati unici e impareggiabili. I supporti che il maestro Ciccozzi sceglie e utilizza non sono casuali; già in essi è presente un qualcosa di strettamente e   concettuale emotivo legato al tempo passato e alla poetica della materia.

E’ la stessa opera che con il tempo cattura l’anima del luogo. Il processo creativo è strettamente informale e concettuale, ed è realizzato in tempi anche lunghissimi in cui l’opera cresce e prende forma, prende colore e si anima da sé secondo trattamenti controllati dell’artista. La tecnica prevede acqua, pigmenti naturali, oli, polveri, ossidi, caolino, pietra, legno, metalli e stoffe.

E’ l’artista, che, con la sua spiccata sensibilità, controlla, misura, accentua o blocca costantemente la progressione del processo. Ne evidenzia tutta la carica poetica come residui solidi dell’esistenza, non solo umana, ma potremmo dire anche cosmica. Oggi si può affermare con certezza che nell’opera di Ciccozzi l’arte interviene sempre ”dopo”, … ”dopo” che i materiali dell’arte sono già stati “usati e consumati”. Essi ci parlano di un ricordo lucido e ci sollecitano a pensare a tutto ciò che è avvenuto nella vita precedente di quei materiali prima che essi fossero definitivamente fissati nell’immobilità dell’opera d’arte. La sua opera ha radicalmente rimesso in discussione il suo concetto di arte ed il rapporto con la sua vita. L’arte come finzione che imita la vita appare ora definitivamente sorpassata da un’arte che illustra la vita con la sincerità, la crudezza e la gioia della vita stessa.

Giancarlo Ciccozzi Arte Madrid

Febbraio 25, 2019 Scritto da Associazione Culturale ArtetrA

Ciccozzi è considerato uno degli artisti emergenti più quotati nel panorama dell’arte astratta contemporanea. La sua sensibilità artistica è legata agli studi e ai movimenti dei grandi Maestri come Burri, de Kooning, Marotta, Castellani, Mariani, Basaldella, Rothko, e quindi concettualmente e intimamente cresciuto con la poetica dell’espressionismo astratto internazionale. La visione di Ciccozzi è sempre evolutiva  senza pause o cadute in cristallizzazioni stilistiche; si sviluppa in un’inesauribile e naturale slancio innovativo, in modi diversi di straordinaria freschezza e creatività con una eccezionale essenzialità nei modi propositivi. Nelle sue opere si evince da subito che la sua ricerca è in sostanza ancora tesa alla sublimazione poetica della materia, come il legno, la pietra, i metalli o gli oggetti usati e logorati dal tempo e l’utilizzo. Con Ciccozzi i materiali usurati dal tempo, come ad esempio le muffe create tramite le sue manipolazioni e i trattamenti naturali o chimici, diventano arte. Una tecnica originale intrinseca nell’opera di Ciccozzi attraverso la quale egli pone un innovazione sulla tecnica della promozione controllata della proliferazione di muffe su tela, legno e juta, che poi, con interventi pittorici immediatamente successivi, esplicita la sua arte con sentimento e risultati unici e impareggiabili. I supporti che il maestro Ciccozzi sceglie e utilizza non sono casuali; già in essi è presente un qualcosa di strettamente e   concettuale emotivo legato al tempo passato e alla poetica della materia.

E’ la stessa opera che con il tempo cattura l’anima del luogo. Il processo creativo è strettamente informale e concettuale, ed è realizzato in tempi anche lunghissimi in cui l’opera cresce e prende forma, prende colore e si anima da sé secondo trattamenti controllati dell’artista. La tecnica prevede acqua, pigmenti naturali, oli, polveri, ossidi, caolino, pietra, legno, metalli e stoffe.

E’ l’artista, che, con la sua spiccata sensibilità, controlla, misura, accentua o blocca costantemente la progressione del processo. Ne evidenzia tutta la carica poetica come residui solidi dell’esistenza, non solo umana, ma potremmo dire anche cosmica. Oggi si può affermare con certezza che nell’opera di Ciccozzi l’arte interviene sempre ”dopo”, … ”dopo” che i materiali dell’arte sono già stati “usati e consumati”. Essi ci parlano di un ricordo lucido e ci sollecitano a pensare a tutto ciò che è avvenuto nella vita precedente di quei materiali prima che essi fossero definitivamente fissati nell’immobilità dell’opera d’arte. La sua opera ha radicalmente rimesso in discussione il suo concetto di arte ed il rapporto con la sua vita. L’arte come finzione che imita la vita appare ora definitivamente sorpassata da un’arte che illustra la vita con la sincerità, la crudezza e la gioia della vita stessa.

Giancarlo Ciccozzi

Gennaio 7, 2019 Scritto da Associazione Culturale ArtetrA

Ciccozzi è considerato uno degli artisti emergenti più quotati nel panorama dell’arte astratta contemporanea. La sua sensibilità artistica è legata agli studi e ai movimenti dei grandi Maestri come Burri, de Kooning, Marotta, Castellani, Mariani, Basaldella, Rothko, e quindi concettualmente e intimamente cresciuto con la poetica dell’espressionismo astratto internazionale.

La visione di Ciccozzi è sempre evolutiva  senza pause o cadute in cristallizzazioni stilistiche; si sviluppa in un’inesauribile e naturale slancio innovativo, in modi diversi di straordinaria freschezza e creatività con una eccezionale essenzialità nei modi propositivi. Nelle sue opere si evince da subito che la sua ricerca è in sostanza ancora tesa alla sublimazione poetica della materia, come il legno, la pietra, i metalli o gli oggetti usati e logorati dal tempo e l’utilizzo. Con Ciccozzi i materiali usurati dal tempo, come ad esempio le muffe create tramite le sue manipolazioni e i trattamenti naturali o chimici, diventano arte. Una tecnica originale intrinseca nell’opera di Ciccozzi attraverso la quale egli pone un innovazione sulla tecnica della promozione controllata della proliferazione di muffe su tela, legno e juta, che poi, con interventi pittorici immediatamente successivi, esplicita la sua arte con sentimento e risultati unici e impareggiabili. I supporti che il maestro Ciccozzi sceglie e utilizza non sono casuali; già in essi è presente un qualcosa di strettamente e   concettuale emotivo legato al tempo passato e alla poetica della materia.

E’ la stessa opera che con il tempo cattura l’anima del luogo. Il processo creativo è strettamente informale e concettuale, ed è realizzato in tempi anche lunghissimi in cui l’opera cresce e prende forma, prende colore e si anima da sé secondo trattamenti controllati dell’artista. La tecnica prevede acqua, pigmenti naturali, oli, polveri, ossidi, caolino, pietra, legno, metalli e stoffe.

E’ l’artista, che, con la sua spiccata sensibilità, controlla, misura, accentua o blocca costantemente la progressione del processo. Ne evidenzia tutta la carica poetica come residui solidi dell’esistenza, non solo umana, ma potremmo dire anche cosmica. Oggi si può affermare con certezza che nell’opera di Ciccozzi l’arte interviene sempre ”dopo”, … ”dopo” che i materiali dell’arte sono già stati “usati e consumati”. Essi ci parlano di un ricordo lucido e ci sollecitano a pensare a tutto ciò che è avvenuto nella vita precedente di quei materiali prima che essi fossero definitivamente fissati nell’immobilità dell’opera d’arte. La sua opera ha radicalmente rimesso in discussione il suo concetto di arte ed il rapporto con la sua vita. L’arte come finzione che imita la vita appare ora definitivamente sorpassata da un’arte che illustra la vita con la sincerità, la crudezza e la gioia della vita stessa.


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