Della Femina Gaetano, conosciuto come Gaetano di Capri, nasce a Capri il 17/06/1976.
La madre Caso Maria sposa Della Femina Salvatore il 08/03/1976, resta vedova il 04/10/1989.
Gaetano ha avuto sempre una forte attrazione verso il disegno, a 11 anni da quando scopre in un cassetto dei colori ad olio del padre (anche egli pittore) inizia a dipingere, conosce Federico Salvatore un artista Anacaprese che gli da consigli sulla tecnica ad olio, inizia col dipingere paesaggi e con il ricavato può proseguire l’acquisto di altro materiale per coltivare la sua arte e poter così continuare ad esprimersi.
Il 1992 si iscrive all’Istituto d’Arte di Sorrento nella sezione legno (sia il nonno che il padre erano ebanisti), grazie al supporto della madre e della famiglia Pagano che lo hanno accompagnato nel suo percorso, durante gli studi conosce artigiani dell’intarsio di Sorrento.
I fratelli Galano; Ettore Galano gli impartisce nozioni del ritocco ed il ricaccio, gli regala un foglio con vecchi disegni che gli artigiani di Sorrento realizzavano nel primo 900 , spunto per la realizzazione della “Impagliasegge” , in seguito realizza un volto di Totò che viene rubato durante una mostra, conosce il grande genio della tarsia, Mario D’Alessio che lo accoglie nella sua bottega per decorare maioliche (un genio perché studiava sempre tecniche decorative e costruiva di persona gli strumenti per metterle in pratica) da lui assimila la conoscenza cromatica che il legno ha nel tempo, vedere il legno come una materia viva che da sensazioni maggiori della pittura nella mente umana, sotto i suoi consigli nasce “La Finestrella a Marechiaro” “Il Pescatorello” ed una figura femminile con un fascio di fiori .
Il 1997 si iscrive all’ Istituto per l’Arte ed il Restauro Palazzo Spinelli di Firenze, li conosce i grandi maestri del restauro, Amleto Cipriani e Cristina Gigli, con loro Gaetano apprende che il legno anche se è una materia organica che può decomporsi, con l’amore e la passione può essere tenuta in vita, ed è li che inizia a proiettare nella sua mente le tecniche antiche di lavorazione del legno e le protezioni resistenti, sia di supporti come multistrati marini, collanti epossidici e vernici al poliestere che oggi troviamo sulle sue opere, opere che come lui dice sono sigillate; nulla, ne tarli e ne muffe li toccheranno per tutta la loro vita.
Sempre a Firenze, conosce in via dell’Agnolo all’angolo con via dei Pepi un intagliatore, Puccini Carlo con lui nasce un amicizia, i suoi insegnamenti accrescono l’interesse verso l’intaglio e la scelta della materia prima, saperne apprezzare i difetti e saperli lavorare.
Quando ha 24 anni esegue “Il Capri “ una veduta di capri presa da un dipinto del 1800 di Giacinto Gigante, Insegna all’Istituto Statale d’Arte di Sorrento, i ragazzi apprendevano ed amavano il modo di insegnare del maestro ma deve abbandonare l’impiego per pratiche burocratiche (come gli viene riferito).
Nel 2000 inizia a lavorare per una ditta di restauro di Torre Annunziata, restaura le opere lignee della chiesa di S. Marcellino e Festo, ed il cassetto nato della chiesa di S. Maria delle Graziea Caponapoli, la chiesa di Pugliano ad Ercolano, sino a quando non decide di licenziarsi per incomprensioni di lavoro ed economiche, nello stesso periodo realizza dei bozzetti di piccole dimensioni di busti femminili.
Nel 2002 Parte per l’America, durante la sua permanenza apprende le tecniche di decoro indigeno (stile Adirondack), fa apprezzare l’arte del restauro a persone che non conoscono nulla di tutto ciò, conosce artisti locali con il quale lavora e mostra loro la sua conoscenza, anche se molto apprezzato dagli americani l’euforia dura poco, dopo solo due anni e l’ennesima sconfitta psicologica torna in Italia e decide di abbandonare il suo obbiettivo.
Nel 2004 incontra la sua compagna, Viva Gaetana (un angelo, come la descrive a tutti), lei lo appoggia nelle sue decisioni e lo incoraggia a rimettersi in gioco.
Nel 2017 dopo 4 mesi di progettazione e 12 mesi di lavoro di taglio, nasce La Scala Fenicia (NOSTALGIA), un lavoro molto apprezzato, ma per lui classico (come lo descrive) e decide di andare oltre, vuole mettersi contro l’arte contemporanea che descrive incomprensibile, lui vuole esprimere il bello assoluto, semplice da capire, ma soprattutto che emozioni senza dare spiegazioni.
Nel 2018 dopo aver avuto discussioni con il suo gruppo di amici artisti sulla sua posizione asociale nei confronti dell’arte contemporanea, nasce Il Trio (Gelsomino), la bellezza viene espressa nei dettagli dei tagli, il calore dei corpi esce fuori dallo stesso calore del legno, dare una sensazione dinamica e non più statica, ciò che ha voluto indicare anche nella Scala Fenicia, tutto con un senso di sensualità non volgare, per lui è solo l’ inizio.

BIENNALE INTERNAZIONALE DEL TIRRENO 2020
Sono ufficialmente aperte le selezioni per la seconda edizione della Biennale del Tirreno